venerdì 11 novembre 2011
Fisco. Dal 1 ottobre 2011 in vigore gli avvisi esecutivi. Pro-memoria per il contribuente che vuole difendersi se la pretesa è infondata.
Dal primo ottobre 2011 è entrata in vigore ed è operativa la concentrazione della riscossione nell'accertamento stabilita con la manovra estiva del 2010.
Come stabilito dall'art. 29 del decreto legge 78/2010 gli avvisi di accertamento dell'Agenzia delle Entrate diventano esecutivi dopo il decorso di sessanta giorni dalla notifica al contribuente costituendo in tal modo un titolo per la riscossione dei tributi cui si riferiscono e per l'esecuzione forzata.
La novità non riguarda tutti i tributi ma le imposte sui redditi, le relative addizionali,l'IVA e l'IRAP e comunque i periodi di imposta non potranno essere precedenti al 2007, sono esclusi tra gli altri i tributi doganali e l'imposta di registro applicabile in tema di locazioni e compravendite immobiliari.
Gli atti di accertamento dovranno contenere l'intimazione ad adempiere le somme dovute entro sessanta giorni, nel medesimo termine potrà proporsi l'eventuale ricorso al giudicie tributario, e l'avviso che decorsi trenta giorni dal termine per il pagamento il recupero delle somme verrà affidato all'agente della riscossione che potrà procedere con l'esecuzione forzata ai danni del contribuente.
Va ricordato però che il decreto sviluppo convertito nella Legge 106/2011 ha stabilito che l'esecuzione forzata verrà sospesa per 180 giorni dopo l'affidamento agli agenti di riscossione sia per chi avrà presentato ricorso alla commissione tributaria con l'istanza di sospensione dell'esecutività che per il contribuente che farà acquiescenza all'atto.
Il concessionario, qualora rilevi l'esistenza di fondati motivi di pericolo per il buon esito della riscossione, potrà cautelarsi con il sequestro conservativo dei beni, l'iscrizione di ipoteca o il fermo amministrativo ai danni del contribuente.
E' altamente probabile che a seguito dell'incremento delle istanze di sospensiva nei ricorsi i giudici tributari riceveranno un rilevante carico di lavoro dovendo assicurare con una udienza ad hoc una prima valutazione sul periculum in mora paventato dal contribuente.
Ai contribuenti che hanno ricevuto l'avviso di accertamento dal 1 ottobre devo ovviamente suggerire di attivarsi senza indugio rivolgendosi a professionisti del diritto tributario giudiziale per ottenere una valutazione rapida su come gestire la controversia.
E le strade da intraprendere sono le seguenti: pagare le somme richieste entro sessanta giorni dalla notifica dell'avviso di accertamento beneficiando della riduzione delle sanzioni,presentare la domanda di accertamento con adesione che sospende il pagamento per altri novanta giorni oppure dare mandato al legale e far redigere il ricorso alla commissione tributaria competente con l'istanza di sospensione dell'esecutività dell'atto.
Tale istanza andrà ben congegnata evidenziando il fumus boni iuris e il periculum in mora indicando l'esistenza di motivi di urgenza per la trattazione del ricorso chiedendo espressamente la fissazione di una udienza precedente quella di merito.
L'accoglimento della sospensiva,che può essere presentata anche in sede amministrativa all'ufficio dell'Agenzia delle entrate che ha emesso l'atto, eviterà il pagamento di un terzo delle somme richieste.
Ricordiamo ai contribuenti "avvisati" che l'istanza di annullamento in autotutela all'ufficio dell'Agenzia delle entrate che ha emesso l'atto non sospende i termini per impugnare l'avviso di accertamento per cui occorre non far trascorrere i sessanta giorni senza presentare il ricorso onde evitare l'esecutività dell'avviso.
Per ulteriori delucidazioni in materia tributaria e per verificare le singole situazioni e decidere come gestire in tempi brevi l'avviso di accertamento, viste le novità non certo benevole per il contribuente, lo Studio è a disposizione dei lettori che, ricevuto l'avviso e raccolta la documentazione relativa al periodo d'imposta interessato, potranno far esaminare la fondatezza della pretesa azionata dal Fisco.
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